mercoledì 21 gennaio 2009

31 GENNAIO 2009

La fede cattolica e la pratica religiosa per i nostri emigrati sono state il primo importante supporto alla loro identità. Essi sono arrivati nei Paesi ospitanti portando con loro pochi bagagli, ma un’espressività spirituale ed uno spiccato senso della festa religiosa, tanto che numerose associazioni sono state costituite portando il nome del Santo patrono. Le associazioni hanno avuto,quindi,un ruolo importante nella conservazione della religiosità popolare nei paesi ospiti. L’opera di straordinario valore sociale svolta dai religiosi italiani che seguirono i migranti, con il grande merito di fornire loro i servizi spirituali, ma anche di accompagnarli senza forti traumi nell’inserimento e nell’integrazione nelle nuove terre, ha consentito alle nostre comunità all’estero di trovare nelle chiese e negli oratori un luogo di sostegno, solidarietà e d’aiuto morale per superare i difficili salti di cultura e di convenzioni sociali nei Paesi di emigrazione, come pure un’ulteriore opportunità di ritrovarsi, nella fede, con la propria comunità nazionale.
A distanza di anni, queste feste religiose continuano a conservare una notevole vitalità.
Il sistema associativo ha contribuito a mantenere salda la religiosità originaria, specie riguardo alle forme. Tanto che, nel corso del Novecento, alla venerazione per i santi ed i santuari della madrepatria si è affiancata la progressiva riproposizione di essi nei luoghi d’immigrazione come si evidenzia in occasione della cerimonialità delle feste patronali, che presso le comunità estere si tengono nelle stesse modalità del luogo d’origine, mediante l’uso di una statua costruita sul modello di quella del paese. E’ davvero così, nel riscontro effettivo presso le comunità all’estero, marinesi in particolare, orgogliose di coltivare la religiosità secondo costumi, ritualità e tradizioni locali, come segno distintivo delle proprie radici e della propria cultura. Per essere vicini ,quindi, ai nostri connazionali nel centenario della Società di San Ciro di Lodi - Garfield, Il 31 Gennaio 2009, nella giornata di San Ciro “puvireddu”, subito dopo i riti religiosi,l’Amministrazione Comunale invita tutti i cittadini presso il Centro Diurno per una serata da passare insieme, aspettando il collegamento in videoconferenza con la sede americana della Società di San Ciro.

6 commenti:

cartabaggiana ha detto...

invito a prenderne visione

http://consultaculturagiovani.splinder.com/

Gabriele Mastropaolo

Anonimo ha detto...

proprio qui vieni a dirci di prenderne visione nel programma annuale varato dalle consulte proprio voi, che non avete preso in considerazione la festa delle donne! Ma prima esisteva la consulta alle pari opportunità perchè non è stata rinnovata? cosa avete contro il sesso femminile? IPOCRITI

cartabaggiana ha detto...

una volta ho incontrato san ciro..

era fuori di testa...rivoleva indietro la sua crozza!..

intanto, prendete visione di questo, è un idea, fatemi sapere il vostro parere:

http://consultaculturagiovani.splinder.com/post/19724174/MARINEO+COMMUNITY+NETWORK



p.s.
rispondo all'anonima commentarice:

ma lo veniamo a dire a te quando e come facciamo festa alle donne??

impicciona!

ma proprio tu ci vieni a dire IPOCRITI, tu che manco hai il fegato di firmarti?

alla faccia..

mi firmo cartabaggiana, ma per chi ancora non lo sapesse,

cartabaggiana = gabriele mastropaolo;

saluti

CR ha detto...

Forse l'anonimo/a non è a conoscenza del fatto che esiste anche una assessora alle pari opportunità (Anna Scarpulla). Forse non si è accorta che nei nostri blog in passato e che nella programmazione futura abbiamo pianificato incontri relativamente al problema delle violenze domestiche e non (a partire da incontri nelle scuole per il giorno contro la violenza sulle donne). Poi la cosa mi rammarica perchè il sottoscritto è anche membro di "maschile plurale" associazione che si interroga sul ruolo maschile relativamente alla violenza e alle subordinazione delle donne: per me è una questione di lotta personale, di ricerca scientifica e intervento politico e culturale. Non credo che sia stata una donna a scrivere questo commento se fosse così una donna che con leggerezza, come tanti altri uomini,ha giudicato ancora prima di vagliare attentamente.

Segue Manifesto maschile plurale
(http://www.maschileplurale.it/cms/index.php?option=com_content&task=view&id=191&Itemid=5)


La violenza contro le donne

ci riguarda:


prendiamo

la parola e l’impegno

come uomini
E’ sempre più lunga la scia di delitti commessi da uomini contro ex mogli o fidanzate, contro compagne in procinto di lasciarli, violenze di gruppo, stupri consumati durante una festa o aggressioni. Violenze nate nel degrado delle nostre periferie, ma anche stupri e ricatti sessuali ad opera di italiani contro donne straniere e di stranieri contro donne italiane: comunque e sempre uomini. Le reazioni delle istituzioni ci sembrano inadeguate o addirittura negative. Per questo, ad oltre due anni dalla sua prima pubblicazione torniamo a proporre il nostro APPELLO AGLI UOMINI. Nel settembre 2006 era stato pubblicato e sottoscritto da quasi 1000 uomini di tutta Italia. Oggi lo rilanciamo come appello dell’Associazione Nazionale Maschile Plurale, nata nel maggio del 2007, e vi chiediamo di aderire.

“Assistiamo a un ritorno quotidiano della violenza esercitata da uomini sulle donne, con dati allarmanti anche nei paesi “evoluti” dell’Occidente democratico. Violenze che vanno dalle forme più barbare dell’omicidio e dello stupro, delle percosse, alla costrizione e alla negazione della libertà negli ambiti familiari, sino alle manifestazioni di disprezzo del corpo femminile. Una ricerca del Consiglio d’Europa afferma che l’aggressività maschile è la prima causa di morte violenta e di invalidità permanente per le donne fra i 16 e i 44 anni in tutto il mondo e tale violenza si consuma soprattutto tra le pareti domestiche.
Siamo di fronte a una recrudescenza quantitativa di queste violenze oppure a un aumento delle denunce da parte delle donne? Resta il fatto che esiste ormai un’opinione pubblica e un senso comune, che non tollera più queste manifestazioni estreme della sessualità e della prevaricazione maschile.
Chi lavora nella scuola e nei servizi sociali denuncia una situazione spesso molto critica nei comportamenti degli adolescenti maschi, più inclini delle loro coetanee a comportamenti violenti, individuali e di gruppo.
Forse il tramonto delle vecchie relazioni tra i sessi basate su una indiscussa supremazia maschile provoca una crisi e uno spaesamento negli uomini che richiedono una nuova capacità di riflessione, di autocoscienza, una ricerca approfondita sulle dinamiche della nostra sessualità e sulla natura delle relazioni con le donne e con gli altri uomini.
La rivoluzione femminile che abbiamo conosciuto dalla seconda metà del secolo scorso ha cambiato il mondo. Sono mutate prima di tutto le nostre vite, le relazioni familiari, l’amicizia e l’amore tra uomini e donne, il rapporto con figlie e figli. Sono cambiate consuetudini e modi di sentire. Anche le norme scritte della nostra convivenza registrano, sia pure a fatica, questo cambiamento.
L’affermarsi della libertà femminile non è una realtà delle sole società occidentali. Il moto di emancipazione e liberazione delle donne si è esteso, con molte forme, modalità e sensibilità diverse, in tutto il mondo. La condizione della donna torna in modo frequente nelle polemiche sullo “scontro di civiltà” che sarebbe in atto nel mondo. Noi pensiamo che la logica della guerra e dello “scontro di civiltà” può essere superata solo con un “cambio di civiltà” fondato in tutto il mondo su una nuova qualità del rapporto tra gli uomini e le donne.
Oggi attraversiamo una fase contraddittoria, in cui sembra manifestarsi una larga e violenta “reazione” contraria al mutamento prodotto dalla rivoluzione femminile. La violenza fisica contro le donne può essere interpretata in termini di continuità, osservando il permanere di un’antica attitudine maschile che forse per la prima volta viene sottoposta a una critica sociale così alta, ma anche in termini di novità, come una “risposta” nel quotidiano alle mutate relazioni tra i sessi.
Un altro sintomo inquietante è il proliferare di mentalità e comportamenti ispirati da fondamentalismi di varia natura religiosa, etnica e politica, che si accompagnano sistematicamente a una visione autoritaria e maschilista del ruolo della donna. Queste stesse tendenze sono però attualmente sottoposte a una critica sempre più vasta, soprattutto – ma non esclusivamente – da parte femminile.
In un contesto di insicurezza (in parte reale, in parte enfatizzata dai media e da settori della politica), di continua emergenza e paura per azioni terroristiche e per le contraddizioni provocate dalla nuova dimensione dei flussi di immigrazione, nel dibattito pubblico la matrice della violenza patriarcale e sessuale è stata spesso riferita a culture e religioni diverse dalla nostra. Molte voci però hanno insistito giustamente sul fatto che anche la nostra società occidentale non è stata e non è a tutt’oggi immune da questo tipo di violenza. E’ anzi possibile che il rilievo mediatico attribuito alla violenza sessuale che viene dallo “straniero” risponda a un meccanismo inconscio di rimozione e di falsa coscienza rispetto all’esistenza di questo stesso tipo di violenza, anche se in diversi contesti culturali, nei comportamenti di noi maschi occidentali.
Si è parlato dell’esigenza di un maggiore ruolo delle istituzioni pubbliche, sino alla costituzione come parti civili degli Enti Locali e dello Stato nei processi per violenze contro le donne. Si è persino messo sotto accusa un ipotetico “silenzio del femminismo” di fronte alla moltiplicazione dei casi di violenza.
Noi pensiamo che sia giunto il momento, prima di tutto, di una chiara presa di parola pubblica e di assunzione di responsabilità da parte maschile. In questi anni non sono mancati singoli uomini e gruppi maschili che hanno cercato di riflettere sulla crisi dell’ordine patriarcale. Ma oggi è necessario un salto di qualità, una presa di coscienza collettiva. La violenza è l’emergenza più drammatica.
Una forte presenza pubblica maschile contro la violenza degli uomini potrebbe assumere valore simbolico rilevante. Anche diffondendo e firmando questo Appello, convocando nelle città manifestazioni, incontri, assemblee, per provocare un confronto reale.
Siamo sempre più convinti che un filo unico leghi fenomeni anche molto distanti tra loro ma riconducibili alla sempre più insopportabile resistenza con cui la parte maschile della società reagisce alla volontà che le donne hanno di decidere della propria vita, di significare e di agire la loro nuova libertà: il corpo femminile è negato con la violenza. E invece viene anche disprezzato e considerato un mero oggetto di scambio (come ha dimostrato il recente scandalo sulle prestazioni sessuali chieste da uomini di potere in cambio di apparizioni in programmi tv ecc.). Viene rimosso da ambiti decisivi per il potere: nella politica, nell’accademia, nell’informazione, nell’impresa, nelle organizzazioni sindacali. Lo sguardo maschile non vede ancora adeguatamente la grande trasformazione delle nostre società prodotta negli ultimi decenni dal massiccio ingresso delle donne nel mercato del lavoro.

Proponiamo e speriamo che finalmente inizi e si diffonda in tutta Italia una riflessione pubblica tra gli uomini, nelle famiglie, nelle scuole e nelle università, nei luoghi della politica e dell’informazione, nel mondo del lavoro, una riflessione comune capace di determinare una svolta evidente nei comportamenti quotidiani e nella vita di ciascuno di noi.”

Per controfirmare l’Appello : info@maschileplurale.it

CR ha detto...

Per non aggiungere che giusto due giorni fa il mio ultimo post è focalizzato sui crimini di onore contro le donne!!!!

cartabaggiana ha detto...

sempre per l Anonima Commentatrice:


e poi, tu che tanto critichi l'assenza dal calendario della festa delle donne, per la commemorazione della Shoah c'era in programma una serata al C.A.R.P.E..

la Shoah ha coinvolto tanti uomini ma anche tante donne..

ebbene: tu dov'eri? hai dato un segno anche simbolico della tua presenza?

ma quando mai..

come al solito, c'è sempre chi come te non ha fegato e sguazza nella retorica..


Gabriele Mastropaolo