"Drammi quotidiani si consumano nel silenzio delle pareti domestiche. Pareti che dovrebbero avvolgere la nostra intimità in un abbraccio affettivo che protegge e rassicura da ogni minaccia esterna. Succede, invece, più spesso di quanto si possa pensare, che l’inferno si nasconda proprio fra queste mura.La violenza famigliare è senz’altro un fenomeno che per molto tempo è stato sottaciuto con la complicità delle tradizioni culturali o, per meglio dire, di quella disuguaglianza "biologica" fra i sessi che pone la donna in subalternità rispetto all’uomo. Stiamo parlando di retaggi di una cultura patriarcale che sopravvive nel presente negando alle donne la completa indipendenza. Tant’è che ancor oggi certi "uomini padroni" non accettano che la propria compagna, o moglie che sia, recida i laccioli del loro potere e controllo. Insomma, la libertà femminile è considerata un oltraggio insopportabile. Una ferita che svilisce e fa scattare la molla delle aggressioni. "
mercoledì 22 ottobre 2008
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8 commenti:
Mi piace potere essere il primo ad esprimere un commento su questa tua prima sollecitazione. Il fenomeno della violenza di genere sembra connesso sia a dinamiche di potere e leadership che a dimensioni di matrice sessuale : infatti queste dinamiche riguardano il rapporto maschio-maschio e sanciscono una gerarchia sociale basata sul più forte e su caratteristiche personali e comportamentali orientate alla costruzione sociale del proprio genere (maschile) di appartenenza, su criteri di desiderabilità sociale secondo uno schema eterosessista.
La questione del rapporto tra genere e della violenza è una questione spinosa, basti solo accennare che anche le sempre più crescenti violenze intrafamiliari possono essere lette attraverso la crisi delle identità e dei ruoli di genere, e di autorità (maschile) messa in discussione.
Relativamente al rapporto tra orientamento sessuale, società e violenza possiamo riflettere sulle componenti identitarie ritenute desiderabili, accettabili e rientranti normativamente nelle aspettative delle interazioni quotidiane.
Se guardiamo a come sono disprezzatte le diversità, per esempio, a come legittimiamo i comportamenti omofobici (sanzionati negativamente nei vari contesti sociali) che preannunciano e conclamano un’ostilità pubblica nei confronti dell’omosessualità proclamando “pubblicamente” un’identità eterosessuale.
L’ostilità potrebbe concretizzarsi (e questa non è soltanto un’ipotesi) che gli adolescenti (ma non solo loro) compiano azioni omofobiche pubbliche (e tollerate) quali l’insulto, l’aggressione nei confronti degli altri studenti che si credono omosessuali. Si pensa pertanto che le forme di ansietà legate alle performance di genere (gender anxiety) siano effetto delle pressioni sociali che sovente prospettano un’identità maschile eterosessuale aggressiva e violenta come strumento essenziale per mantenere uno status di maschio credibile.
Il rapporto tra genere e violenza ed in particolare la dimensione dell’ansietà di genere sono centrali anche nel caso del fenomeno conosciuto negli Stati Uniti come “pulling train”.
L’antropologa Peggy Sanday in uno studio sulle “confraternite” studentesche dei college americani, Fraternity Gang Rape. Sex, brotherhood and privilege on campus (1990), ha osservato come l’ansia di genere determini comportamenti eterosessuali aggressive, la Sanday ha mostrato come i giovani studenti temendo di essere considerati “poco maschi” mettano in atto comportamenti eterosessuali aggressivi che possono sfociare nella violenza. I “pulling train” consistono in stupri di gruppo di donne o ragazze (solitamente stordite da alcool o droghe) cui i giovani partecipano, o verosimilmente avvertono una forte pressione a partecipare, dal momento che ogni forma di resistenza è interpretata come poco maschile o addirittura come possibile omosessualità occultata. Al fine di razionalizzare la violenza nei confronti delle vittime, gli aggressori utilizzano una serie di giustificazioni (“le donne se lo meritano sono tutte puttane, in realtà è questo quello che vogliono”) che, se da un lato serve loro a mostrare e costruire un potere maschile, dall’altro è strumento violento per ridurre le donne ad oggetto sessuale. Secondo la Sanday una complicità del genere rende possibile i legami omosociali tra i membri delle confraternite maschili, eludendo e sopprimendo il fantasma (ed ogni sospetto) dell’omosessualità.
La violenza contro le donne e contro gli omosessuali hanno molto, tristemente, in comune.
Bellissimo il tuo blog!
innanzi tutto, tanti auguri all'Assessore Angela Costa per il operato, e dunque per questo blog.
sostengo questa 'campagna' con tutta la mia solidarietà.
l'analisi di Cirus è impeccabile per alcuni versi, ma pecca, a mio avviso, in altri, fondamentali;
non esiste la violenza di genere, esiste semmai la violenza tout court.
il mio non vuole essere un appunto frustro.
questo perchè della violenza di genere, e dunque della cosiddetta violenza sessuale, l'affermazione del potere maschile non è la causa, semmai un sintomo.
alla base di ogni violenza sta una necessità - deviata, deviante - di affermazione dell'individuo, uomo o donna che sia, un affermazione che l'individuo in questione non riesce altrimenti ad esprimere.
il che non vuol dire che questa affermazione sia necessariamente di carattere sessuale, ma ancora prù profonda.
la chiave di lettura sessuofoba, sessista o sessuale è una delle possibili, ma non l'unica.
alla base c'è la soppressione di una consapevole debolezza: l'incapacità dell'individuo ad esprimersi nel dialogo e nel confronto.
la violenza prima che non-accettazione dell'altro, è non-accettazione di sè.
il che comuqne, conduce alle medesime medesime conclusioni: se qualcosa si può fare - e si deve fare - sta alla collettività, all'educazione.
di ogni delitto, di ogni sopruso, di qualunque genere, siamo tutti responsabili.
Cartabaggiana
http://estatesammartino.splinder.com
scusate la mi re-intrusione:
mi permetto di segnalarvi la mia recensione di un libro sul tema dal mio blog:
http://estatesammartino.splinder.com/post/18629985/..il+colore+della+violenza..
grazie ancora
cartabaggiana/gabriele
Caro Kitchpaper...sai com'è? Che io nonostante l'attenzione verso le dimensioni micro rimango di ispirazione neo-marxista e foucaultiana...la violenza di genere per me è specifica, è legata al potere maschile e al patriarcato, è legittimata dalle pratiche quotidiane e dunque determinata dalla struttura. Bisogna dunque rimediare la struttura. Se un bambini cresce e viene socializzato con linguaggio sessista ed omofobico (il linguaggio è una istittuzione), se per lui è "normale" offendere un compagno dicendo "frocio", se gran parte degli stupratori giustificano le loro azioni dicendo "era con la minigonna", " se lo è meritato", "non capivo che non volesse"? Questa non è struttura? questo non è un modo specifico di usare violenza? Non violenza tout court altrimenti non riusciamo ad individuare la specificitò delle vittime.
Poi per il resto sai che mi trovi d'accordo con te
Cirus
penso che se non siamo d'accordo sulle cause o sulle definizioni, siamo d'accordo sui metodi..
è importante che si focalizzi l'attenzione su tutti i tipi di violenza..
quando poni l'esempio del bambino cui si impartiscono lezioni negative, diciamo fondamentalmente la stessa cosa: che l'azione da seguire è nell'educazione, e che la collettività, a partire dai genitori, ne è responsabile.
sta a noi..
un saluto a entrambi gli assessori
quanto a marx, qualche schiaffetto sui denti glielo avrei dato..solo qualche, però..
:)
cartabaggiana
http://estatesammartino.splinder.com
sono uno che e' daccordo con tutti e due. Insomma alla fine finalmente si e' capito che la chiave risolutiva di tutto e' l'educazione a 360 gradi a scuola a casa in tv ,nelle associazioni allora diamoci da fare
La ringrazio per Blog intiresny
Si, probabilmente lo e
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