sabato 25 ottobre 2008

TRENTASETTE ANNI DOPO


La legge 118 del 1971 costituisce la prima risposta concreta per l’uscita degli handicappati dalla logica della «beneficenza pubblica» e il primo esempio di una legislazione sociale che recupera alcuni principi del welfare state: non più soltanto sopravvivenza, ma libertà dal bisogno e inserimento nella vita attiva e sociale. I bisogni dei disabili, che erano stati individuati esclusivamente in termini sanitari e di povertà, vengono integrati con l'affermazione del diritto all'istruzione, alla formazione professionale, alla assistenza economica soggettiva, alla eliminazione delle barriere architettoniche, alla riabilitazione.
Le modalità di emarginazione non sono più quelle della reclusione fisica, ma della mancata legittimazione della appartenenza e della comunicazione sociale.
Al termine di trent'anni di lotte per i diritti civili ci accorgiamo che c’è ancora bisogno di giustizia, di libertà e di solidarietà e che si tratta di tradurre questi bisogni in linguaggio e in azione politica .
Diceva Gianni Selleri“
Poiché siamo consapevoli che le nostre difficoltà sono comuni a tutti i cittadini (o che comunque con l'invecchiamento sono nel futuro di tutta la popolazione) dobbiamo ancora insistere con la necessità del dialogo: ma l'ambiente è sordo e ottuso e i condizionamenti allo scambio del benessere individuale con il consenso e il silenzio sono forti come mai si è verificato nella storia del mondo occidentale. Allora bisogna ricominciare con le vecchie armi dell'umanesimo cattolico e marxista e dell'utopia laica: chiediamo lavoro, chiediamo rispetto, chiediamo una società che abbia come riferimento l'uomo e non le sue abilità o utilità.”

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